Pensavo non arrivasse più, pensavo che mai sarei riuscito a fare quel click. Credevo che il coraggio fosse solo lanciarsi con un paracadute o saltare all’impazzata su un ghiaione mentre si scende a valle dopo una lunga giornata in montagna. Soprattutto pensavo di saper tutto, invece mi sbagliavo. Oggi ho capito che il coraggio è anche altro, è scegliere di puntare “oltre” invece di puntare in “alto”. È ammettere che la consapevolezza di chi siamo e vogliamo diventare è tutta roba nostra. Che il coraggio è la nostra speranza. Me ne sto rendendo conto adesso che sto sorvolando l’oceano Atlantico seduto su un Airbus 340.

Stiamo andando a Bogotà e a differenza del volo precedente, questo aereo è carico zeppo di passeggeri, di tutte le età.

Naturalmente non posso fare a meno di osservare i loro volti, mentre passeggio nei corridoi per sgranchirmi le gambe. Nei loro sguardi cerco di capire cosa fanno nella vita, per quale motivo stanno volando dall’altra parte del mondo e soprattutto se sono persone felici. Mi capita spesso in molti contesti di fare così, e quasi sempre costruisco io le loro vite, dal tipo di impiego che potrebbero ricoprire nel mondo del lavoro, alla loro presunta situazione sentimentale, o quando non mi va di intrigarmi troppo mi limito ad azzardare una possibile collocazione nella società. Chissà quante scelte coraggiose sono sedute su questi scomodi sedili, chissà se proprio come me, questo volo, per altri passeggeri è l’inizio di una esperienza mai vissuta prima. E pensarlo mi rende felice.

Non so se si è capito, in qualche modo dovevo impiegare il tempo.

Mentre mi perdo nei miei pensieri improvvisamente chiudo gli occhi, sorrido e realizzo che è ufficialmente iniziato il mio servizio, anzi, il nostro servizio!

Buena Suerte!