Una meraviglia del mondo

Arrivo in questa cittadina dello stato brasiliano di Paranà in un lunedì di novembre e non potrò mai dimenticare il caldo invadente appena sceso dalla scaletta del mio Airbus 320. 

Pensate che questa cittadina si trova al confine tra Brasile, Paraguay e Argentina. Il nome Iguazu nella lingua locale significa “acqua grande” ed è un nome che si addice perfettamente alle sue Cascate, considerate tra le meraviglie della Terra. 

Il sole altissimo è l’unico protagonista nel cielo limpido di Foz anche il giorno seguente, in cui posso vivere e ammirare le cascate più alte del mondo in una cornice unica. 

Si esatto, quelle di Iguazu sono tra le cascate più alte del mondo. Larghe 2,7 km, si estendono anche nella parte argentina e sono formate da centinaia di cascate: tra le più spettacolari la “Gargantoa do Diablo” (Cascata del diavolo).

Trascorro il primo giorno in questa cittadina gironzolando per le vie del centro abitato, tra piccoli negozi e rari info point per cercare informazioni utili per il giorno seguente. A farmi compagnia il mio “Acai”, compagno fedele per tutto il viaggio (l’Acai è una preparazione cremosa dolce, molto diffusa in Brasile, preparata con le bacche di acai, frutto di una palma che cresce nelle foreste settentrionali del Brasile e che nell’aspetto ricordano molto i nostri mirtilli.

Sembra, tra l’altro, che le proprietà di questo frutto siano benefiche per la circolazione sanguigna). 

Ritiratomi nel mio alloggio, preparo lo zaino con tutto il necessario (la preparazione dello zaino è un rito per me, retaggio ereditato dai miei colleghi Alpini) per affrontare al meglio la giornata seguente, una di quelle che rimarrà indelebilmente scolpita nel mio cuore. 

Esco alle prime luci dell’alba e, dopo aver aspettato qualche minuto alla fermata, prendo il bus e mi dirigo verso il Parco Nazionale di Iguazu, una delle più belle riserve ecologiche del mondo:  225 mila ettari, riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio Naturale dell’Umanità nel 1934 per proteggerne la biodiversità. E’ qui che si trovano le Cascate. 

Arrivo al punto d’ingresso e inizio a percorrere il sentiero immerso nella natura. Costeggiando le Cateratta riesco a percepire un’energia dirompente che mi attraversa al tal punto da interrogarmi su quanta potenza spirituale questo luogo possa suscitare.

 Lungo il percorso incontro moltissimi “coatimundi” (roditori molto presenti in questa zona), prepotenti e aggressivi se solo provate ad avere cibo in mano!

Lungo il percorso riesco a osservare il lato argentino e l’arcobaleno che si crea con l’acqua delle cascate. Si continua a camminare fino ad arrivare nel punto più spettacolare del sentiero: qui non sarete più asciutti e forse neanche più gli stessi…

Qui si osserva il salto più spettacolare e si ammira la forza di quest’acqua che scorre senza mai fermarsi, che si lancia nel vuoto, inconsapevole dello spettacolo che lascia dietro di se. 

Non a caso, come in molte altre cascate del mondo avvolte dalla leggenda, questa bellezza deriverebbe dalla storia di un amore impossibile. La passione del giovane Taroba per la bella Naipi.

Si narra che il fiume Iguazu fosse abitato da un serpente terrificante di nome M’Boi e che la popolazione indigena del posto ogni anno dovesse donare in sacrificio una bella fanciulla. Fino a quando arrivò il momento di sacrificare Naipi. Toroba tentò in ogni modo di persuadere la tribù a non sacrificare l’amata, ma senza successo. Per questo decise di rapirla e tentare la fuga su una canoa, seguendo il corso del fiume. 

Il serpente M’Boi considerò il gesto dei due innamorati come un vero oltraggio. Con un colpo di coda divise il corso d’acqua in due: una parte dell’Iguazu si inabissò, mentre l’altra si innalzò generando le cascate. I due giovani, travolti dall’acqua, morirono. Per paura che il loro amore potesse perdurare nell’aldilà, M’Boi trasformò Naipi in una roccia situata al centro del fiume e Taroba in una palma inclinata sull’acqua: furono destinati a completarsi in eterno senza potersi più sfiorare. Come se non bastasse, il crudele serpente scavò una grotta alle spalle delle cascate: la “Gargantoa del Diablo”, per controllare che Naipi e Taroba non si toccassero mai più. 

È una leggenda, ma a me piace pensare che i due riuscirono a ingannare il serpente e a fuggire liberi insieme. Sono un romantico, lo so… 

Dopo aver assistito alla caduta delle cascate e aver immaginato i due innamorati, c’è bisogno di dare una carica di adrenalina alla mia giornata e per questo decido di
percorrere le rapide del fiume e ammirarle dal basso con un gommone nel “Macuco safari”.

Beh, qui si vivono sulla propria pelle i misteri di questi salti, è bellissimo!

Tornato alla normalità e sulla terra ferma, mi dirigo al mio alloggio. La giornata volge al termine e porto con me immagini e pensieri bellissimi lungo tutto il tragitto del ritorno. 

Decido di farmi una doccia e di cercare un posto carino per cenare, lo trovo in un locale delizioso: “l’Emporio Com Arte”, un ristorante creato in una casetta di legno con un porticato da cinematografo. Si ha l’impressione di vivere la scena di un film in cui, entrando, si osserva un arredamento quasi completamente vendibile. Avete capito bene: qui ogni oggetto che si ammira è il risultato dell’artigianato locale e oltre a mangiare si può acquistare a fine pasto un bellissimo ricordo da portare con sé.

Finisce con questa incredibile magia la mia permanenza a Foz e proseguo verso Sud, ma ciò che mi ha lasciato questo posto non riuscirò mai a descriverlo appieno. Se deciderete di avventurarvi da queste parti, sarà una delle tappe da non perdere, non vi deluderà! 

Buon Viaggio!