Cerco di capirti sai? Non so il tuo nome, non conosco la tua storia, ma Da quando riuscii ad immortalarti in questo scatto, qualche giorno fa, che provo a leggerlti a fondo. cammini a passettini svelti, spediti, forse sei in ritardo, o magari in anticipo, ma devi sbrigarti a prendere il tuo piccolo spazio. Quello che oggi, come ieri e chissà per quanti altri giorni, ti garantirà il pasto per te e magari un tuo caro. Sono le 8 e già tutti i venditori sono lì in strada, seduti a esporre pentole e maglioni, a friggere e impanare, a mescolare con grande maestria i piatti tipici della cucina boliviana. Io straniero, ti osservo, aspetto fuori il pulmino che arrivi Carolina, scesa per noi per comperarci la colazione. Il tuo Aguayo coloratissimo mi agevola lo sguardo, non ti lascio. Non voglio lasciarti, vorrei aiutarti ma tu non mi dedichi neanche di un’occhiata. Non puoi distrarti forse, non puoi perdere quel tuo strano ritmo. Eppure sei passata a 30 centimetri da me. Sei tu e il tuo carretto, che poi è la tua vita. Chissà cosa provi mentre lo trascini. Ma per te è importante, si vede. Non mi guardi, passi e prosegui per la tua via. Come in un film, Continuò ad osservarti su questa strada infinita, finché non diventi più piccola di un puntino e sparisci nel caos del mercato. Provo a capirti e a leggerti sai? i segni che porti addosso scolpiti sul tuo viso. lo faccio veramente.

Improvvisamente il mio sguardo viene interrotto da Carolina, risaliamo sul pulmino e partiamo direzione Huatajata, e allora che sia un buon viaggio per te e per me.